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Jul, 2024

L’Esserci anche dopo una tempesta

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Caro Educatore,
quante volte quando parli del tuo lavoro ti sarai sentito dire:

“… quindi tu passi il tempo a giocare”,
“ah che bello, tieni i bambini!”,
“avrai sicuramente pazienza”,
“pensavo fosse un hobby”

In fin dei conti come si fa a descrivere l’intensità di un sorriso, di uno sguardo o di un abbraccio?
Come spiegare che i bambini e i ragazzi ti invitano a salire nelle montagne russe delle emozioni, che basta una parola giusta per agganciarli e un attimo per perderli, che si è fieri delle loro piccole conquiste perché in quei passi ci stai accanto ogni giorno.
Come si fa a descrivere quella sensazione di gioia nel cuore quando a distanza di tempo qualcuno che in passato hai accompagnato, torna per un saluto e per ricordarti che alla fine qui si sente sempre “a casa”?

Eppure ci sono giorni in cui hai bisogno di prendere le distanze …. anche oggi qualcuno non ti guarderà, ti risponderà in malo modo, pretenderà, piangerà, avrà bisogno di te, si confiderà, si arrabbierà, si racconterà … dovrai pensare alla scadenza incombente, a risolvere un imprevisto, programmare un’attività, coordinarti con i colleghi, mantenere equilibrio e organizzazione.
Tornerai a casa nella solitudine dei tuoi pensieri e comincerai a interrogarti, a chiederti cosa non ha funzionato, come potresti migliorare e intervenire con quel ragazzo che ultimamente ti sta preoccupando, con l’altro che sembra più triste del solito o con quello che sta mettendo sottosopra il gruppo.

Ci sono giorni in cui hai bisogno di un abbraccio più di altri.
Anche se a volte pensi che potevi fare di più, se le tue aspettative erano diverse e alcune battaglie non sono state vinte, continua a credere in ciò che fai perché le competenze che maturi ogni giorno restituiscono dignità alla tua professione. Tieni ferma questa certezza quando una certa storia ti rimane addosso più di quanto pensavi.
Quando alcune domane e sconfitte entrano nell’anima sovrastando i successi e le soddisfazioni.
Ci sarà sempre qualcosa che potrebbe farti paura, ferirti, deludere, arrabbiare, ma la competenza dell’educatore sta proprio nel trovare significato e valore dei momenti più difficili. Sta nel trasformare, nel porsi le domande giuste, nell’osservare, ascoltare, dialogare. Sta nel perseverare, nell’aiutare a riconoscere e maturare ciò che di più bello c’è in ciascuno dei bambini e ragazzi che si incontra, sta nell’esserci anche dopo una tempesta.
Sta nel saper essere riferimento positivo per chi, nonostante tutto, ci guarda con occhi di bambino e continuerà a ricordarci durante il suo cammino di vita attraverso ciò che ha interiorizzato.

In questo viaggio non sei solo.
La formazione, la supervisione e il lavoro su di sé sono il nutrimento della tua professione, ti supportano e ti completano.
Nei giorni in cui vorrai un abbraccio guardati attorno perché per fortuna qui qualcuno avrà già capito il tuo bisogno e te lo donerà rimettendo insieme i pezzi e ricominciando accanto a te.

Carla Taffarel, educatrice

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