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Apr, 2020

Siamo consapevoli di ciò che viviamo? Carla Padovan, pediatra

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Noi adulti, soprattutto se abbiamo figli, nipoti, bambini da accudire, siamo invitati a chiederci innanzitutto come ci sentiamo nel vivere questa emergenza.
È una sana paura che ci stimola ad essere reattivi, razionali, costruttivi e creativi o è un’ansia-panico che fatichiamo a gestire?

Scrive mia figlia “Sento e mi arrivano da fuori troppe parole che coprono l’emotività e nascondono l’ansia e troppi inviti  al silenzio, alla pausa, che mi suonano retorici. Allo stesso tempo, sento che è importante stare vicina alla paura delle  persone, non scappare, comprenderla. La paura degli altri è la nostra. Come umanità siamo ancora dei bambini spaventati … Sono questioni semplici e complesse al tempo stesso, quelle che questa nuova situazione solleva… Noi esseri umani siamo mediatori tra umano e divino, noi siamo tra cielo e terra”.

E condivido le parole del prof. Borgna, psichiatra: “Non siamo abituati all’attesa e all’incertezza. La paura di giorni come questi non si può cancellare, fa parte della vita. Non è mai del tutto negativa, ci rende attenti alle cose che ci sfuggirebbero, ma non deve diventare diffusa e anonima… Proviamo a considerare questa prova come una inevitabile occasione per ripensare ai valori della solidarietà”.

È importante esserne consapevoli perché i bambini ci leggono nel profondo, nei nostri sentimenti più nascosti e si specchiano nel nostro stato d’animo.
Abbiamo bisogno quindi di qualcuno che ci aiuti a interpretare ciò che viviamo e a ridimensionare la paura; dobbiamo non solo rispettare le norme igieniche e di sicurezza ma anche poter contare su parole capaci di sostenerci psicologicamente e spiritualmente.
Essere correttamente informati è il primo passo.

I virus, pur avendo un sistema di replicazione piuttosto primitivo, persistono sul nostro pianeta da un tempo non paragonabile a quello di nessun altro essere vivente.
E nonostante vaccini e farmaci, sfuggono al nostro controllo e si evolvono in vario modo. Non sarà possibile liberarsi dai microbi ma questa è anche una necessità: senza batteri non riusciremmo ad espletare le nostre funzioni vitali!
Il Coronavirus 2019 – COVID-19, responsabile della sindrome respiratoria acuta denominata Sars-Cov 2 (la 1 era la Sars Cov del 2002) è il terzo negli ultimi due decenni, dopo quella suddetta e dopo la sindrome respiratoria in Medio Oriente del 2012 (Mers 2012).
E in questa epidemia come si propaga il virus? Quale percentuale di persone infette sviluppa la malattia? Qual è la percentuale  di coloro che hanno necessità di assistenza sanitaria?
Non conosciamo questo virus perché è un mutante di provenienza animale diventato patogeno per l’uomo; sappiamo solo che ha molti tratti genici con un virus il cui serbatoio naturale sono i pipistrelli.
Perché è così difficile controllarlo nella sua diffusione?

Come si vede dal grafico, il virus ha una larga base di circolazione asintomatica, fase in cui, anche se con carica minore, le persone infette possono trasmettere il virus ai contatti. Per questo è importante seguire il principio precauzionale delle norme igieniche e della distanza di sicurezza.
Poiché non sappiamo quali e quante persone si potranno ammalare richiedendo una assistenza sanitaria impegnativa, il nostro principale obiettivo è di evitare che ci sia un accumularsi in breve tempo di un numero significativo di tali persone, così da permettere al sistema sanitario di far fronte a questa emergenza.

C’è un dato di grande interesse dell’infezione da Coronavirus, che riguarda al momento la probabile bassa patogenicità nel bambino. Non è del tutto chiaro il motivo per cui i bambini sembrano essere meno colpiti, soprattutto nella forma grave, ma sembra che la risposta immunitaria innata sia più attiva in loro.
Hanno inoltre minori condizioni di rischio per mancanza di concomitanti malattie croniche e per l’assenza di consumo di tabacco.
Sembra inoltre che in età pediatrica ci possa essere una diversa densità di recettori sulle cellule polmonari, quelle a cui si attaccherebbe il virus.
Ricordiamo altresì che i bambini, anche se non ammalano o presentano solo forme lievi simil influenzali, possono contribuire a trasmettere il virus.

La mancanza di certezze sul manifestarsi di questo virus nella popolazione ci induce alla prudenza e a seguire scrupolosamente le indicazioni date dal Ministero della Salute: sono un sacrificio relativo se confrontato con la posta in gioco per la nostra salute.

Ora che conosciamo un po’ la situazione, l’invito è ad avere fiducia, a cercare con creatività di scoprire nella nostra quotidianità quelle cose che abbiamo sempre trascurate o riposte nel cassetto per tempi migliori, ad imparare dai bambini il nostro anelito alla gioia, a cercare dentro di noi quel pensiero felice che ci porterà alla fonte dell’acqua viva.

essere informati

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