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Apr, 2020
Il Cineforum sull’affido, Relazioni che aprono all’amore
Le pellicole proposte quest’anno per sensibilizzare sul tema dell’affido, hanno saputo toccare le corde del cuore offrendo un’occasione per approfondire questo delicato argomento, che concretizza l’accoglienza in una dimensione di grande umanità.
Gli spunti emersi durante la serata, sono riflessioni che risultano attualissime anche in questo momento di emergenza sociosanitaria.
Si direbbe che i bambini che hanno vissuto il tempo dell’attesa in modo prolungato, come i bambini allontanati dalla loro famiglia, siano in parte attrezzati ad affrontare questo momento che ci obbliga a restare in una situazione non desiderata e altresì sospesa.
Ciò che ci insegnano quotidianamente è la capacità di saper restare nell’avversità, trovando nuove forme di adattamento alle relazioni, mettendo in moto un modo più creativo di affrontare il quotidiano, contando fiduciosi sulle indicazioni date dalle persone che si prendono cura di loro.
È il tempo in cui noi adulti facciamo la nostra parte e con creatività ci mettiamo accanto ai bambini, ai ragazzi, ai nostri figli concretizzando gesti di cura ancora inediti.
“Lion, la strada verso casa” è un film che offre uno sguardo particolare alla relazione educativa tra una famiglia che sceglie la via dell’adozione e un bambino indiano che verrà dalla stessa adottato.
La scelta di questo film pone in evidenza sia le chiare differenze tra gli istituti dell’adozione e dell’affido, specificità ben rappresentate dai servizi competenti nel corso della serata, sia ciò che accomuna i bambini, che per un periodo più o meno lungo della loro vita vengono allontanati dalla loro famiglia, e gli adulti che decidono di stare loro accanto: la competenza che questi bambini maturano tanto da dimostrarsi resilienti a reagire alla lontananza, alla solitudine, alla rabbia con modalità talvolta sorprendenti; il legame primario del bambino con la famiglia d’origine che “riaffiora” come un richiamo del cuore.
Questo richiamo appare come una realtà incontrastabile, qualsiasi sia la difficoltà del genitore d’origine che tende ad essere dai bambini idealizzato, sino al riscontro con la nuda verità, al momento dell’incontro; la scelta del genitore adottivo/affidatario di mettersi a servizio dell’Amore, al di là del risultato, data dalla capacità degli adulti di sostare dentro una situazione talvolta di sofferenza, ricca di imprevisti, trasformandola in una ricchezza, in un cammino per un bene sovraordinato; l’importanza di aiutare il bambino accolto a sentire dentro di sé note di possibilità, favorendo il dialogo e l’ascolto, costruendo fiducia, per aprirsi al futuro; la necessità di affrontare le situazioni complesse in cordata (intesa come relazione tra i genitori, con i servizi sociosanitari, con altre famiglie, con i servizi educativi che accompagnano un bambino), sentendoci insieme una comunità.
“Sette minuti dopo la mezzanotte” racconta il grande dolore che un ragazzino vive per la madre gravemente malata.
È una proiezione di particolare intensità, con significativi contenuti educativi.
Evidenzia quell’intensità emotiva che insegna all’adulto che per stare accanto ad una persona che ha subito una perdita, è necessario maturare dentro di noi la capacità di stare nell’inedito, nel non detto, nella sofferenza e nel vissuto di abbandono, che la storia dei bambini affidati, adottati o fuori famiglia, portano con loro.
Il bambino risulta capace di affrontare e attraversare la sofferenza del distacco.
Nonostante le immagini del film evochino emozioni di paura e di angoscia, le parole aprono un varco alla possibilità e al superamento.
Un albero imponente che esce dall’oblio e si manifesta nei sogni del piccolo protagonista, rappresenta infatti colui che lo accompagna con parole di speranza che aprono alla riflessione, sbaragliano le sue certezze, ma anche i suoi sensi di colpa e fa emergere e dà voce alle sue emozioni più vere e profonde.
Il tasso rappresenta le competenze della funzione genitoriale e, nel sogno, la forza interiore resiliente di quel ragazzino, che nel momento più difficile della sua vita, recupera e trasforma sostenuto da ciò che la madre gli ha trasferito nella relazione educativa.
Silvia, coordinatrice area educativa