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Apr, 2022

Tanti mondi da scoprire

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Il processo di crescita è una continua sperimentazione e il lavoro educativo è fornire al bambino tutti gli strumenti utili a mettersi alla prova e a scoprirsi.

Nasce da questa consapevolezza l’attività che noi in Arcobaleno chiamiamo “il cerchio”, un momento settimanale nel quale il gruppo di ragazzi si ritrova per condividere delle esperienze pensate per loro.
Gli obiettivi dell’attività cambiano di anno in anno sulla base delle specifiche esigenze educative. Quest’anno, per un gruppo di sei ragazzi tra i 10 e gli 11 anni, l’attività è stata costruita interamente sulla “scoperta” di sé e dell’altro.

Uno degli obiettivi più importanti è educare al “fermarsi”, azione poco scontata che aiuta invece a raggiungere consapevolezza di noi stessi e permette di ascoltarci, conoscerci, rispettarci.

Il percorso è stato costruito in pochi step che permettessero ai partecipanti di compiere un percorso a piccoli passi.

La prima sfida da superare, legata proprio alla scoperta di sé, era quella di riuscire a identificare un oggetto, un agente atmosferico e un animale con cui per carattere e per caratteristiche fisiche si sentissero somiglianti.
Non per tutti è stato semplice: la consapevolezza è infatti una capacità che va allenata e che ha bisogno di tempo.

Il secondo passo era quello di raccontarsi al resto del gruppo, partendo proprio da ciò che avevano già scoperto e con l’aiuto di noi educatrici.
Esporsi non è mai scontato e suscita sensazioni contrastanti: gratificazione, imbarazzo, benessere, incertezza. Dedicare un momento definito all’ascolto di una persona è prezioso,
permette a quest’ultima di percepire che gli altri sono lì per lei e di sentirsi interessante e voluta bene. Nell’ascoltare, il resto del gruppo impara un nuovo modo di stare in relazione: rispettare i turni di parola
e guardare chi parla sono solo alcuni dei comportamenti appresi che facilitano la comunicazione e trasmettono rispetto e senso di amicizia.

Lo step successivo consisteva nel prendere atto che esistono diversi punti di vista, che il mio modo di vedermi ma anche di interpretare i comportamenti, e le parole altrui non è per forza lo stesso di un’altra persona.
Esistono disaccordi e incomprensioni sui quali ci si può confrontare. Con tale scopo è stato organizzato un momento, per ogni partecipante dell’attività, in cui era il resto del gruppo a raccontare quali caratteristiche gli attribuisce,
dando l’avvio così a un dialogo costruttivo, di scambio reciproco.

In preparazione all’ultima fase di confronto i ragazzi si sono interrogati sugli elementi più importanti di una comunicazione serena ed efficace. Concentrandosi su comportamenti gentili e di cura reciproca hanno costruito una serie di regole e accortezze che permettessero di vivere con serenità lo scambio di idee in un clima privo di giudizi o offese. L’intento a questo punto era quello di riuscire a utilizzare quanto emerso, ad esempio: usare un tono di voce adeguato, scegliere bene le parole da utilizzare, preoccuparsi di chiedere come stia l’altro nel corso della conversazione, scusarsi qualora l’altro si sia sentito offeso, dare consigli senza recriminare, valorizzare ciò che di positivo vediamo negli altri.

I risultati ci hanno da subito stupite, seppur per i ragazzi fosse a volte faticoso fermarsi a riflettere o esporsi: il percorso ha fatto emergere molte cose che in altri modi i ragazzi non avrebbero potuto conoscere gli uni degli altriHanno condiviso gusti personali, tratti caratteriali, desideri futuri, alcuni addirittura paure e storie di vita importanti. In modo spontaneo e graduale abbiamo riflettuto su tematiche quali l’empatia e il rispetto, riuscendo a metterci nei panni dell’altro e a riconoscere che esistono più mondi: il mio e quello dell’altro. Tutti da scoprire e dai quali poter attingere ricchezza.

Marta, educatrice

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